architetto, si laurea presso lo IUAV nel 1999. Dal 2005 esercita la libera professione. Dopo alcuni anni di esperienza nell’ambito della progettazione del verde e del paesaggio presso lo studio Agronomi Associati (ora Landlab), con il quale collabora ancora esternamente, dal 2005 esercita in proprio l’attività di architetto/designer occupandosi prevalentemente della progettazione di allestimenti fieristici, d’interni/esterni e di design. Attualmente collabora anche con l’ Agenzia di comunicazione Mibu di Vicenza, occupandosi di retail ed eventi.
L’intervista:
– Cos’è per te Alessia la creatività?
La creatività è essenzialmente libertà, la libertà dell’emozione. La creatività parte da un’intuizione che si trasforma in materia, in realizzazione. Esiste creatività in assenza di restrizioni, quando il pensiero può trasformarsi in forma senza dover sottostare a condizionamenti. Penso che tutti, a nostro modo, abbiamo in noi stessi una certa creatività. Alcuni di noi ne fanno uno strumento professionale, altri la soddisfano per diletto. A tutti la creatività regala una chance per vivere meglio, per vivere di emozioni.
– Come vedi l’evoluzione del design e della produzione di pezzi unici personalizzati?
Vedo, come giustamente sottolinei, una tendenza che va proprio in quella direzione: in passato la tendenza era quella di creare delle linee guida, di individuare degli stili di design a cui rifarsi e uniformarsi. E’ facile distinguere lo stile anni sessanta, settanta, ottanta… Ora non è così: si tende a volere unicità, personalizzazione. Una cosa tanto più è apprezzata quanto più rispecchia il desiderio e il gusto di chi l’ha creata o commissionata. E’ una questione di identificazione, di distinzione.
– Il design è modellazione della forma?
Il design è vivificazione della forma. Il design dà voce alla forma perché la arricchisce di motivazioni, sensazioni, ragioni. Il design è il pensiero che modella la materia.
– Da cosa trai ispirazione per i tuoi progetti?
Difficile dirlo. E’ un processo così naturale… mi concentro su quella cosa e in pochi secondi emerge una prima idea che poi vado ad affinare, a correggere. Ma tutto parte dal primo istante di chiarezza…
– Quale designer ti ha più influenzato?
Tutti e nessuno…ci sono molte personalità interessanti sulla scena del design attuale, ma come dicevo prima vivo il design come un qualcosa di personale, e in quanto tale come un’espressione di un qualcosa che si ha dentro…
– Che differenza c’è oggi per te tra arte e design?
Il design è arte, perché è una forma espressiva, proprio al pari dell’arte. Il design richiede sì intuizione, ma anche preparazione e studio, esattamente come la pittura e la musica. Intendo dire che non basta creare per fare del design, che c’è differenza tra sfogo emotivo e realizzazione creativa…
– Come vedi l’evoluzione nel design dell’utilizzo di materiali innovativi quali: fibra di carbonio, plexiglass, resine, silicone, fibre ottiche e illuminazione LED?
Oggi nulla si può fermare. E’ un mondo che corre; tutto è in divenire. Tre anni fa quasi non esisteva l’iphone e oggi tutto pare ruotare attorno alle sue applicazioni, dai giornali alle mappe stradali. E così è anche per i nuovi materiali: non si può evitare di prendere atto che esistano. I nuovi materiali fanno parte del presente, e come tali devono essere usati, applicati. E’ legittimo avere delle preferenze su cosa e come utilizzare materiali vecchi o nuovi, tradizionali o innovativi, ma non ci si può fermare davanti alle novità perché in tal caso il mondo ci lascerebbe a terra….
– E infine parlaci dei tuoi progetti ed eventi futuri…
Vedo il mio futuro come un corridoio pieno di porte. Qualunque di queste io vada ad aprire, vi trovo opportunità. Non ho un’idea precisa di quello che sarà il mio futuro professionale. Per carattere provo, guardo, frequento, sperimento. Non nego a me stessa progetti di cui non prevedo appieno l’evoluzione, se questi mi permettono di provare curiosità, interesse. Per scelta mi concedo di spaziare, di occuparmi dall’allestimento all’evento all’ideazione di un pezzo unico. Rincorro la libertà, appunto, quella di cui ti parlavo nella prima domanda…